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Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon blog, un buon amico  (ed un biglietto del tram)

 

Ami la sincerita del vino? Ami il tuo cane alla follia? Vivi la tua vita #a6zampe e non lasci mai Fido a casa solo quando esci a divertirti?  Se hai risposto “SI” per ben 3 volte, questo è l’articolo che fa per te. Cane al cane … vino al vino!

Oggi ti racconto dove andare a Milano per bere un buon calice di vino (o più di uno…), in compagnia del tuo adorato peloso (perché #a6zampe la vita è più bella), in tram (perché lasciare la macchina in garage quando esci a bere è un gesto di responsabilità verso il prossimo e verso il tuo cane).

UN PERCORSO “DIVINO”, in 9 FERMATE, CON IL TRAM N.9.

Il nostro tour inizia da Porta Venezia dopo aver “sgambato e socializzato” per una bella oretta al Parco Indro Montanelli con il nostro quadrupede.

Prima tappa al mitico Bicerin, una elegante “wine room” dove puoi trovare più di 800 etichette di piccoli (e piccolissimi) vignaioli di tutto il mondo.  Niente grandi firme dunque, ma solo vini di eccellenza prodotti da coloro che vivono il proprio lavoro come vera passione, come ragione di vita e solo “incidentalmente” come busines. Seduto in un comodo ed accogliente salotto, immerso nella quiete di questa “biblioteca del vino”, ti sentirai osservato da numerose e silenti bottiglie, ognuna con la propria storia, ognuna con il proprio “racconto”. Il nostro consiglio è farsi accompagnare nella scelta dallo staff, molto premuroso, professionale e sempre ricco di consigli e spiegazioni per “capire quello che stai bevendo” (siamo ancora al primo calice dunque “ce la dovremmo fare”…).

Pochi passi ci separano dalla prossima tappa: Hic. Dall’esterno di Via Spallanzani (per i non Milanesi una bella via pedonale alle spalle di Porta Venezia) sembrerebbe un piccolo locale, ma così non è. Una bellissima taverna con mattoni rossi rende questo luogo una tappa di relax all’insegna del claim “facciamoci del bere”. E non è tutto: la simpatia del locale infatti è sincera come il vino che serve. Ricordiamo ancora il cartello che ci incitò ad entrare la prima volta, che recitava: “Salva La terra. E’ l’unico pianeta con il vino” e così … “ce la siamo letteralmente bevuta”. Un posto facile da ricordare, semplice da dire e da bere: Hic.

Saltiamo sul tram n.9 “on the road” verso  Porta Romana. Un paio di fermate e siamo a destinazione: Wine Road. enoteca con cucina che spazia dall’amatriciana al couscous, dalle polpettine al sugo alle acciughe siciliana con mozzarella di bufala. Il suo look ci piace, caldo ed informale, con dei bellissimi sgabelli a forma di tappo, uno staff simpatico e gentile ed una carta dei vini di tutto rispetto. Ci regaliamo un calice di Muller dal nome impronunciabile (ThurgauStrasserhof) accompagnandolo con un taglierino di formaggi. Che altro dire … da Wine Road ci mettiamo proprio sulla strada giusta per una serata inebriante.

Riprendiamo il tram e facciamo ancora 2 fermate. Prossima tappa da Ross & Bianc, un piccolo wine bar che ci ispira sin dalla prima visita. Un ambiente raccolto, pochi tavoli per pochi eletti, con il suo bancone rosso sgargiante ed un oste molto disponibile, ma mai troppo presente, che ascolta sornione le nostre preferenze, per poi suggerire un CANtastico calice di Verdicchio (campione di Europa 2016) accompagnato dal piatto “cult” della casa: la mitica parmigiana lasagnata. Una abbinata davvero DOP, DOC, TOP … “DOG” … il vino inizia a dare i suoi effetti ma chi si ferma è perduto.

Si riparte dunque per una nuova avventura. Una sola fermata di tram e siamo a Porta Romana. Una sgambatina di poco più di 100 metri ci porta a Roseè, recentissima scoperta. Piccolo e accogliente, in particolare se avete la fortuna di sedervi al tavolo con le poltrone. #oscar il nostro assistente quadrupede si “spaparazza” sul tappeto mentre noi ci regaliamo il piacere di uno Chardonnay delle Langhe davvero particolare ed alcuni stuzzichini di pesce per meglio valorizzare le caratteristiche del nettare degli dei. Lo staff è decisamente simpatico e loquace. Ce la raccontiamo con la titolare sulla nostra recente esperienza Americana, arrivando alla conclusione che in Florida c’è un clima spaziale ma qui a Milano (nonostante il cielo grigio di questo sabato di primavera che ha un sentore più “ottobrino”) si beve troppo bene e questa è una ragione per vivere qui, unica città italiana ad avere una collocazione (per la precisione il 31° posto) nella Global Power City Index, per raccontarla in modo semplice, una “classifica” delle città che, grazie al loro magnetismo, sono in grado di attirare i migliori creativi e le migliori aziende da tutto il mondo ed attivare processi collaborativi di sviluppo economico, sociale ed ambientale. Che il vino possa fare “la sua parte” nelle sorti di Milano è fuori discussione e noi oggi, con questo articolo, vogliamo dare il nostro piccolo ma valente contributo (bella scusa vero?).

Salutiamo Porta Romana dal finestrino del tram ed in un paio di fermate siamo al Vinodromo. Il mood del locale recita parole sante: “home is not a place, it’s a feeling“. Ed infatti di sentimenti in questa casa ne abbiamo provati molti, tanti, … richiamati da eventi di degustazione che hanno allargato i nostri orizzonti, stimolato i nostri sensi, il naso, la vista, la bocca (e la coda del nostro quadrupede tutte le volte in cui è arrivato del cibo a tavola). Tra questi citiamo la recente esperienza di degustazione dei Vini della Loira e la precedente degustazione di saké, per sfuggire (almeno per una volta) dal “campanilismo del nostro buon vino”, sebbene quest’ultima rimanga la nostra vera passione. Lo staff è preparatissimo, l’ambiente conviviale, il mood è perfetto per una serata tra amici “di naso” (e con la coda). E’ già in agenda il prossimo appuntamento per scoprire i vini dell’Etna, una sequenza di 10 vini per degustare il nettare del grande vulcano.

Pochi metri e siamo alla fermata Bligny. Le gambine fanno “giacomo giacomo” e le nostre faccine si sono colorate, ma siamo felici e CANtenti e sempre #a6zampe. Prossima fermata piazza XXIV maggio. Due passi lungo la Darsena e ci dirigiamo da Don Pietro, una piccolissima enoteca dove non sarà difficile conoscere e farsi conoscere, tutti “vicini vicini” in compagnia di un buon vino e del proprio quadrupede. L’oste è davvero uno che “ne sa a pacchi”. L’abbiamo messo alla prova più volte e vi possiamo garantire che non ha mai sbagliato un colpo, lui in particolare … che viene da una terra dove “se sgarri ti tagliano la gola“. E’ qui che la #dogmother ha scoperto l’amore per i bianchi “barricati”. Il suo nuovo “amore da tavola” è lo Chardonnay “Ca Michiel” di Villa Angarano. Una rapida analisi di questo capolavoro targato Bassano del Grappa: colore giallo paglierino intenso,  al naso esprime sentore di frutta matura, vaniglia e note di albicocca, in bocca aromatico, con buona acidità e la tipica percezione retro olfattiva derivante dall’invecchiamento in botte.

Ma noi non siamo ancora “alla frutta”. Sarebbe forse ora di andare a casa, ma optiamo per un’ultima tappa, quella che idealmente avrebbe dovuto essere la prima. E così ci regaliamo una bella “sgambatina” lungo il Naviglio per riprenderci dalla nostra degustazione di vino by tram. Ed eccoci al banco di Il Secco, enoteca e vineria di Bollicine Italiane. Il posto è decisamente movimentato e popolato da veri amantil della bolla. Insomma… chi non si accontenta del primo prosecchino che passa al convento e non cade nel cliché del Franciacorta, qui potrà ottenere qualche sana soddisfazione. Noi tocchiamo il Nirvana del vino con un calice di Cruasé Brut Rosato di Tenuta Travaglino, che poche settimane dopo la nostra visita verrà inserito tra i migliori 100 vini e vignaioli di’Italia. Abbiamo portato fortuna? Ai posteri l’ardua sentenza…

Ci siamo regalati una serata #a6zampe davvero TOP dove abbiamo bevuto, stuzzicato, sgambato in compagnia del nostro amico peloso, in totale serenità e sicurezza, senza inquinare l’ambiente al costo di un biglietto urbano.

Riprendiamo così il tram 9 e mentre guardiamo fuori dal finestrino ci passano davanti agli occhi i numerosi calici consumati nel corso della serata. La soddifazione è enorme, l’umore ancor di più. Domani andremo a correre per bruciare le calorie stoccate nel corso della serata, prima che si trasformino in maniglie dell’amore. Il quadretto è davvero da pubblicità Barilla: #dogfather seduto con la faccina felice, #dogmother che se la dorme sorridente sulla sua spalla destra ed il quadrupede #oscar accucciato come un angioletto sulle gambe del suo custode. La simpatica vecchietta davanti a noi ci scruta interessata, come volesse fare un complimento,  ma quando apre la bocca proferisce le seguenti parole: “Ma lei è del leone? Perchè il leone è un bell’animale ed anche un bel segno zodiacale … ma lo sa che da bambina un leone allo zoo mi ha pisciato addosso?“.  Ci collassiamo dalle risate (e per poco non ci pisciamo addosso anche noi…) mentre “sbarchiamo” a Porta Venezia dove il nostro viaggio sta (in teoria) per finire. Ma è qui che prendiamo una decisione molto importante: una serata bella come questa non può finire così. E soprattutto vogliamo brindare alla simpatica vecchietta che ci ha fatto ridere come dei matti, con l’implicito auspicio di invecchiare sani e matti come lei!

Un pochino barcollanti ci rimettiamo in cammino. Per fortuna i marciapiedi di Corso Buenos Aires sono piuttosto larghi, a prova di “brillo”. Una decina di minuti ed eccoci arrivati in una delle enoteche più vere, semplici ed autentiche di Milano: Vino al Vino. Qui il tempo si ferma, perché il vino non è un caffé. Se andate di fretta, se siete impazienti di essere serviti o se pensavate a farvi giusto una “sveltina”, il nostro consiglio è cambiare rotta (magari verso Corso Como). Qui la filosofia recita “Keep calm and drink wine” e noi la condividiamo al 101%. L’oste è un giovanotto incredibilmente preparato, che ama condividere la sua passione con i “viandanti”, dilettandosi in racconti “di vino” senza alcuna pretesa didattica o ecumenica (e senza mai guardare l’orologio con ansia da prestazione). Inoltre questa enoteca ha un altro concept che a noi piace molto. Si può bere un bicchiere da qualsiasi bottiglia. Niente “lavagne e lavagnette”. Non esistono i vini del giorno, della settimana o del mese. Si può scegliere il vino che si vuole senza alcuna limitazione. Il prezzo del bicchiere equivale a un quarto del prezzo della bottiglia servita e pagata, senza alcun ricarico di servizio. Un buon motivo per “sgozzare una bottiglia”  e se non la finite,  alla peggio ve la portate a casa.  Noi questa sera abbiamo abbiamo già superato i nostri limiti e così optiamo per un calice da meditazione, per chiudere in bellezza, a ritmo lento e facendoci inebriare da un nettare che Huffington Post definirebbe “uno dei 10 vini da bere rima della fine del mondo”. Quale? In tutta onestà NON ce lo ricordiamo … e questo è uno dei motivi che ci riporterà presto in questo locale bello e sincero.

E’ arrivato il momento di salutarvi cari amici di vino e di pelo, con e senza coda. Se vi piace quello che facciamo e soprattutto “come lo facciamo” stay tuned e ve ne racconteremo presto delle belle! Parola di #dogfather #dogmother #oscar … sempre insieme per un mondo migliore #a6zampe dove umani a 2 e 4 zampe possano vivere e convivere serenamente.

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E nell’attesa che arrivi anche in Italia lo “CharDOGnnay”, nettare Californiano per cani di cui abbiamo recentemente sentito parlare, … vi salutiamo con le parole di Ovidio: “Il vino prepara i cuori e li rende più pronti alla passione”. #beready